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Bulimia, sintomi, cause e conseguenze: come riconoscerla e curarla
La bulimia
è un disturbo alimentare molto insidioso e difficile da debellare poiché, a differenza dell’anoressia, è meno conclamato e viene individuato quando le condizioni psicofisiche del soggetto sono già molto critiche. Così come l’anoressia è un disturbo che si riscontra prevalentemente nelle adolescenti e in chi si avvicina all’età adulta, è possibile anche riscontrare una comorbidità con l’anoressia e l’obesità a fasi alterne.
I sintomi
della bulimia sono legati alle condotte di eliminazione di quello che si è ingerito anche se non sempre sono presenti: in seguito a grandi abbuffate di cibi anche congelati o scaduti, le pazienti spesso si procurano il vomito o assumono lassativi per potersi rialimentare di nuovo o per non ingrassare.
La condotta bulimica può presentarsi anche in pazienti obese che cercano di dimagrire vomitando compulsivamente. C’è da specificare però che si tratta di bulimia anche senza eliminazione forzata di ciò che si è ingerito. Una caratteristica di queste pazienti è la voracità e la rapidità con le quali si abbuffano: c’è chi arriva a compiere dei veri e propri rituali, chi lo fa quando si sente particolarmente sola e solo a determinati orari.
Le pazienti bulimiche arrivano a vomitare fino a dieci volte al giorno provocando un deterioramento fisico notevole ed impiegando ore e ore del loro tempo in bagno. Anche l’utilizzo di diuretici e lassativi è considerevole e molto pericoloso in quanto le pazienti si disidratano e sovvertono la normale motilità intestinale.
Le cause della bulimia
trovano un terreno fertile comune a tutti i disturbi alimentari nell’affettività: famiglie che hanno difficoltà ad accettare l’emancipazione dei figli ed il consequenziale allontanamento, genitori violenti e/o controllanti, abusi di ogni tipo favoriscono l’insorgere di questa patologia che è caratterizzata da un ripiegamento su se stessi ed un rifugio nel cibo per colmare vuoti di altro tipo. Altre cause che scatenano questo disturbo sono da riferirsi a stress e traumi che la paziente subisce in un determinato periodo della sua vita ed anche alla costante preoccupazione per l’immagine corporea che la società occidentale inculca fin dall’infanzia. Il vomitare e l’eliminazione del cibo in altro modo fanno sentire a queste donne che riescono a controllare almeno una parte della loro vita: ciò ha un effetto ansiolitico e quasi catartico.
Le conseguenze
della bulimia sono soprattutto di tipo fisico: le complicanze mediche riguardano anomalie renali ed elettrolitiche, cardiovascolari, gastrointestinali, endocrine, metaboliche, polmonari e dermatologiche: si può ritenere che quasi nessun distretto corporeo si salva da questa patologia. La conseguenza più temibile è la rottura esofagea, che richiede un intervento chirurgico d’urgenza. Il disturbo elettrolitico più pericoloso è l’ipopotassiemia che può condurre ad aritmie cardiache ad alla comparsa di miopatia ed insufficienza renale.
A livello psicologico le conseguenze sono legate al controllo sul peso e sul cibo così come nell’anoressia.
Le pazienti sentono il bisogno di fare cambiamenti molto graduali e di reinserirsi nella società con cautela: il minimo scossone soprattutto subito dopo la remissione dei sintomi può causare una ricaduta.
La guarigione
è assolutamente possibile anche se richiede un impegno notevole da parte della paziente e da chi la circonda: la terapia da preferire in questo caso è la psicoterapia familiare e di gruppo: spesso queste pazienti sono adolescenti e beneficiano del confronto con coetanee con la loro stessa patologia.
Alla psicoterapia familiare e/ o di gruppo è importante, soprattutto nei casi più gravi e cronicizzati, aggiungere uno spazio di psicoterapia individuale. E’ frequente ed utile pensare ad uno spazio di sostegno specifico anche per i parenti delle pazienti bulimiche dato che i disturbi del comportamento alimentare incidono molto sulla routine della famiglia ed hanno molte implicazioni di tipo affettivo. Infine è importante che l’equipe psicoterapica si avvalga della consulenza di un nutrizionista, meglio se specializzato nell’ambito dei DCA e di un psichiatra.
Dottoressa Laura Benvenuto