INDICE
Da coppia a genitori: siamo due e diventiamo…tre, quattro, cinque…
Una delle fasi estremamente delicate e suggestive del ciclo di vita è il passaggio da coppia a famiglia: il concepimento, la gravidanza e la nascita sono parti di un percorso che portano ad una trasformazione molto importante e significativa che modifica i precedenti equilibri, mette in atto nuove dinamiche e sancisce nuovi ruoli.
Durante l’attesa del figlio ci si fanno numerose domande: dare spazio ad ansie, dubbi ed incertezze è fondamentale proprio per condividerli e gestire al meglio la situazione.
Che genitore sarò?
I futuri genitori si chiedono come si comporteranno con il neonato, a maggior ragione se è il primo figlio.
La presenza dell’adulto è fondamentale per l’instaurarsi della relazione di attaccamento con il suo bambino, egli diventa la “base affettiva” dalla quale poi il piccolo parte per esplorare il mondo circostante e dalla quale si svilupperanno tutte le relazioni significative per lui: fratelli, nonni, zii…tutte queste relazioni avranno un ruolo predominante nella formazione della personalità del bambino e lo accompagneranno fino all’età adulta.
Possibili difficoltà
Nonostante la nascita di un figlio sia la realizzazione del più importante progetto di una coppia, possono insorgere delle difficoltà che con il tempo mettono a rischio la serenità dei singoli componenti del nuovo nucleo familiare.
Prendersi cura di un bambino significa sintonizzarsi con i suoi bisogni, a volte uno o entrambi i partner possono avere difficoltà ad accettare il ruolo di genitore, spesso per esperienze pregresse fatte da figli o perché entrano in contatto emotivo con i propri genitori.
Un altro problema è la diade madre- bambino: la donna può essere talmente assorbita dal suo nuovo ruolo, da trascurare il partner che potrebbe sentirsi escluso. In questo caso è importante evitare che il tempo che si dedica al bambino occupi tutto, e concedersi sempre del tempo da trascorrere in coppia.
Sulla coppia potrebbe gravare anche il peso dei cambiamenti che i singoli partner sperimentano durante l’attesa e poi la nascita del bimbo: la donna affronta il suo corpo che cambia e l’uomo potrebbe sentirsi sotto pressione per le nuove esigenze organizzative ed economiche.
Quello che cambia è anche il ritmo sonno veglia dei neo genitori che può portare ad una maggiore irritabilità e stanchezza durante il giorno; altro cambiamento è l’intimità: la libido può subire un calo soprattutto nei primi mesi dopo la nascita del piccolo.
Infine un ultima criticità che può emergere è la depressione post partum: la donna può sentirsi particolarmente in ansia, presa dal panico e molto irritabile.
In tutti questi casi è utile, se i problemi si cronicizzano e minano la coppia e la nuova famiglia, rivolgersi ad un esperto che può aiutare la coppia ed i figli ad uscire da dinamiche disfunzionali e che possono generare frustrazione e sofferenza.
Il sostegno alla genitorialità è utile anche quando non ci sono criticità conclamate, ma come supporto alla coppia genitoriale per il miglioramento del benessere dell’intera famiglia.
Il sostegno alla genitorialità
Per sostegno alla genitorialità s’intende un intervento di accompagnamento, consulenza psicologica e supporto psicoterapico rivolto agli adulti che per svariati motivi si sentono in difficoltà nel loro ruolo genitoriale.
Considerando che all’interno della famiglia si compie lo sviluppo affettivo ed emotivo della persona, il sostegno alla genitorialità svolge la funzione di sostenere il complesso compito educativo dei genitori nelle diverse fasi del ciclo di vita della famiglia.
E’ importante che l’esperto al quale ci si rivolge, promuova nella coppia una maggiore consapevolezza delle dinamiche relazionali, delle modalità comunicative e gli stili educativi messi in atto.
Attraverso questo spazio vengono rinforzate le risorse parentali ed i genitori vengono aiutati a riconoscere precocemente i segnali di disagio dei loro figli ed a leggere in modo efficace i conflitti ed i momenti di criticità.
In questo modo la coppia genitoriale entra in contatto con il proprio mondo interno, con i propri vissuti mettendoli in relazione a quelli dei figli.
Sarà possibile alla fine di questo percorso ripensare a nuove modalità di comportamento, di espressione e di confronto con i propri figli.