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L’ anoressia nervosa: tra diagnosi e cura

L’anoressia è tra i più noti disturbi alimentari e la patologia psichiatrica prima causa di morte dopo il suicidio.

E’ una problematica che si riscontra molto nel sesso femminile e l’età d’insorgenza è compresa tra i 12 ed i 25 anni con un picco maggiore tra i 13 ed i 16 anni, negli ultimi anni l’età in cui questa patologia si sviluppa si è notevolmente abbassata: l’insorgenza è riscontrata intorno agli 8 anni al punto da essere trattata nei reparti di neuropsichiatria infantile, un eccellenza italiana è il reparto di neuropsichiatria infantile del Bambin Gesù di Roma.

La psicopatologia associata

include frequentemente disturbi del Sé, dell’immagine corporea, della percezione di emozioni, della enterocezione (la consapevolezza del proprio corpo e delle funzioni ad esso collegate) e della esperienza interpersonale. La casistica si sta modificando negli ultimi anni con un incremento di pazienti maschi che soffrono di questo disturbo in concomitanza con altre due patologie appartenenti allo stesso spettro: la vigoressia che è l’ossessione per il corpo muscoloso, scolpito, forte e l’ortoressia che implica una serie di convinzioni difficilmente criticabili riguardo la necessità di seguire uno stile di vita sano, un’ alimentazione corretta e l’osservazione di regole che rischiano di portare  ad un ritiro sociale progressivo perché sempre più vincolanti.

I sintomi

riguardano due sfere principali: l’immagine corporea e l’esigenza di controllare due aspetti quotidiani della propria vita come il cibo ed il peso.

L’adolescente inizia a mangiare sempre meno, a pesare ogni alimento ed a contare le calorie che contiene, evita di mangiare in compagnia per evitare di essere costretto ad assumere un quantitativo di cibo superiore a quello che ritiene adeguato. Spesso ha un immagine corporea molto distorta di sé e passa ore in bagno o davanti lo specchio esaminando ogni dettaglio del suo corpo, questa dispercezione corporea è definita in psicologia, dismorfofobia: il paziente si percepisce deforme ed è terrorizzato da alcune parti del suo corpo che ritiene motivo di vergogna o di derisione altrui, al punto da disconoscerle dallo schema corporeo dissociandosene.

Le pazienti anoressiche hanno una tendenza a fare un forsennato esercizio fisico con allenamenti durissimi spesso di loro invenzione: è frequente ad esempio che d’estate scelgano le ore più calde della giornata per camminare o correre. Un altro aspetto disfunzionale è la vita affettiva di questi/e pazienti poiché la necessità di ricorrere a rituali come il pesare i cibi, il negarsi ogni convivialità, ogni invito a mangiare in compagnia deteriorano i rapporti sia in famiglia che fuori.

A questo quadro di isolamento sociale si affianca il progressivo disinteresse per la sessualità ed il contatto fisico con conseguenze catastrofiche sulla vita di coppia e sull’affettività che è sempre più scarna.

C’è un largo consenso nel ritenere le dinamiche familiari indubbiamente responsabili dell’insorgere di questo disturbo: famiglie altamente conflittuali, controllanti, invischiate sono il terreno più fertile in cui insorge l’anoressia ed i disturbi del comportamento alimentare in genere.

Inoltre è stato riscontrato che questo disturbo emerge con maggiore frequenza in seguito a lutti e separazioni (non necessariamente dei genitori della paziente) ed a vissuti di abuso.

Questi pazienti grazie al controllo ossessivo della realtà e del corpo si costruiscono uno scudo difensivo che li protegge dal crollo: i sintomi di anoressia nervosa sono un modo per evitare il contatto con i vissuti ed i sentimenti legati al ricordo del trauma.

Le conseguenze di questa patologia sono di tipo fisico ed emotivo.

A livello corporeo si ha un deterioramento totale delle funzioni biologiche che riguardano tutti gli organi: la conseguenza più frequente è l’interruzione del ciclo mestruale, c’è poi un alterazione della frequenza cardiaca che tende ad aumentare, l’indebolimento dello smalto dentale e, nei casi di anoressia più gravi, si arriva all’osteoporosi anche in età giovane.

Quando questo disturbo insorge in età adolescenziale può essere pregiudicato il raggiungimento del picco massimo di massa ossea e di conseguenza un rischio maggiore di fratture. Per quanto concerne l’aspetto psichico ed emotivo, queste pazienti resteranno sempre con questa preoccupazione pervasiva per il cibo, anche se sfumata, inoltre potrebbero spostare l’ipercontrollo dalla sfera alimentare ad un altro aspetto importante della propria vita. E’ molto frequente inoltre che dall’anoressia si passi ad altri disturbi del comportamento alimentare alternando ciclicamente le dinamiche tipiche di ognuno di essi.

Alcuni studi hanno rilevato la correlazione tra disturbi alimentari in adolescenza ed insorgenza di un disturbo bipolare in età adulta.

Il trattamento psicoterapico ad approccio sistemico- relazionale è da preferire:

lo psicoterapeuta prende in carico l’intera famiglia ed esplora insieme ad essa le dinamiche disfunzionali che hanno portato a questo quadro clinico. Nei casi più complessi è consigliabile affiancare alla psicoterapia familiare anche uno spazio individuale per il/la paziente

E’ importante la collaborazione con una nutrizionista che sia addentro le problematiche e le resistenze tipiche di questi disturbi e la difficoltà ad affidarsi a terzi. E’ frequente in casi di grave sottopeso ricorrere al ricovero ospedaliero. Ci sono poi valide strutture residenziali in cui un’equipe multidisciplinare lavora proprio sulla ripresa di peso e sul riequilibrio psicofisico.

Il trattamento di questa grave psicopatologia psichiatrica quindi, richiede un approccio integrato di più professionisti che collaborano in equipe ed in costante contatto e confronto al fine di garantire una presa in carico completa e che riguarda tutti gli aspetti della vita della/del paziente affetto da anoressia nervosa.

   Dott.ssa Laura Benvenuto   

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